My Mad Fat Diary - quando un telefilm è la vita vera. #NO SPOILER
E' successo, again.
E' sempre la stessa storia, passano un paio di annetti e i telefilm che segui di più cominciano a finire. E' successo con Glee, con Friends, con Sex and the City e ora è toccato a My Mad fat Diary - che è uno dei migliori telefilm in circolazione, o almeno lo era.
Ho appena finito di vedere la terza - e ultima puntata - della terza stagione, perché sì, il Trash (aka Pretty Little Liars/Beautiful) può durare 90 stagioni ma dei gioielli con MMFT no. E questa cosa non mi scenderà mai.
Ma partiamo dall'inizio, perché ci tengo a farvi conoscere quello che è stato più di un telefilm, per me:
My Mad Fat Diary è una serie televisiva britannica, trasmessa in prima visione sul canale E4 a partire dal 14 gennaio 2013. Nel cast figurano Sharon Rooney (apparsa anche nella prima puntata della terza stagione di Sherlock), Ian Hart (che potete ricordare come il Professor Raptor in HP e la pietra filosofale) e Claire Rushbrook (la madre di Rose Tyler in DW).
La serie è basata sul romanzo autobiografico My Fat, Mad Teenage Diary scritto da Rae Earl.
(Che devo assolutamente trovare e tradurre e leggere)
Ambientate a partire dal 1996, le vicende si svolgono a Stamford nel Lincolnshire. Protagonista è Rachel Earl detta Rae, una ragazzina obesa di 16 anni - con manie autolesioniste - che ha da poco lasciato l'ospedale psichiatrico in cui era ricoverata da quattro mesi in seguito ad un tentativo di suicidio. Ritornata a casa, Rae dovrà riallacciare i rapporti con la sua amica d'infanzia Chloe, ignara di tutti i problemi di Rae, e cercare di socializzare con il gruppo di amici di Chloe.
Questo è quello che ci spiega Wikipedia, ma come sempre io sono qui non per raccontarvi tutto quello che succede nel telefilm e farvi degli spoiler della madonna, ma per farvi capire quanto sia stata bella la visione di queste poche ma forti puntate - soprattutto di quanto bello sia l'accento fortemente British degli attori.
Come avrete capito dai quei pochi righi freddi, la vita di Rae non è facile, non solo perché è classificata come ''obesa'' ma perché tutto nella sua mente ruota vorticosamente, facendola arrivare sull'orlo di un baratro enorme da cui costantemente cade - sia per volere suo, che per colpa degli altri. In questo caso, come è ben spiegato nella puntata conclusiva, non si parla di problemi insormontabili come nella prima stagione, ma dei problemi di semplici adolescenti, di semplici umani, che però nella testa di Rae vengono ingigantiti e resi impossibili da risolvere se non con il procurarsi dolore da sola.
La Rae delle prime due stagioni non è altro che una ragazzina di 16 anni spaventata a morte dal mondo esterno, che trova nella clinica psichiatrica un posto sicuro con il quale sfuggire da ogni tipo di responsabilità. Una bomba ad orologeria, la potremmo definire, che nel corso del tempo oscilla tra il rimanere in equilibro e lo scoppiare, finendo sempre per far male a chi le sta più vicino.
Tutto gravita attorno al suo costante non sentirsi adeguata per nessuno e in nessun posto, ma come nella migliore delle favole - e spero come accada anche a qualche fortunato nella vita reale - ci sono gli amici a supportarla, oltre che al suo (adoratissimo) psichiatra Kester.
Ecco, la figura di Kester è qualcosa di magnifico, ogni parola che dice fa riflettere sia Rae sia te che stai guardando quella maledetta puntata, perché per quanto sia in un show riesce a dire le cose giuste al momento giusto e nel modo giusto. E tu rimani lì, con gli occhioni lucidi a pensare che forse forse quel coraggio che serve a Rae per andare avanti e vivere serenamente, serve anche un po' a te.
Kester è famoso e adorato per aver fatto a Rae discorsi illuminanti e meravigliosi:
E sfido chiunque a non sentirsi bene dopo queste frasi, ma vi avverto c'è molto più di questo, è solo la punta dell'Iceberg.
Quello che ho capito, una volta chiusa la pagina dello streaming e aver scritto ''finito'' accanto al titolo nella lista dei telefilm, è che Rae siamo noi, sono io, è tutte quelle persone che almeno una volta nella vita sono state spaventate da qualcosa, si sono tirate indietro, hanno commesso errori e hanno cercato di ripararvi. Rae incarna l'adolescenza, la paura di un futuro in cui si rimane soli, delle responsabilità da prendere; è l'odio verso sé stessi di chi non si accetta e non si ama, ma trova sempre un costante e negativo paragone con gli altri. E' avere la testa continuamente piena di pensieri, elaborarli troppo, fino a scoppiare e a non vedere più in modo lucido.
Come ho già detto, importantissimi per la sua crescita sono gli amici, le stanno vicino da sempre, hanno ormai imparato a conoscerla e a volerle bene, superando qualsiasi dolore assieme. E uno dei motivi per cui Rae impazzisce, è il fatto di doverli abbandonare, a causa dell'università, ma sa che la vita continua, che tutto cambia e quello che importa sono tutte le emozioni vissute assieme.
L'ultima puntata segna un passo avanti decisivo per la crescita della protagonista, perché alla fine è un passo che tutti abbiamo già compiuto o dobbiamo ancora farlo, è d'obbligo nella vita: imparare a prendersi cura di se stessi, salvandosi tutti i giorni, senza aspettare che qualcun altro lo faccia al posto nostro. Alla fine, quando le cose si metteranno male, nessuno verrà a salvarci perché nessuno ne ha il diritto, siamo soli a doverci alzare da terra e riprendere a camminare. E dobbiamo continuare a farlo, sia per noi che per le persone che ci vogliono bene.
E' sempre la stessa storia, passano un paio di annetti e i telefilm che segui di più cominciano a finire. E' successo con Glee, con Friends, con Sex and the City e ora è toccato a My Mad fat Diary - che è uno dei migliori telefilm in circolazione, o almeno lo era.
Ho appena finito di vedere la terza - e ultima puntata - della terza stagione, perché sì, il Trash (aka Pretty Little Liars/Beautiful) può durare 90 stagioni ma dei gioielli con MMFT no. E questa cosa non mi scenderà mai.
Ma partiamo dall'inizio, perché ci tengo a farvi conoscere quello che è stato più di un telefilm, per me:
La serie è basata sul romanzo autobiografico My Fat, Mad Teenage Diary scritto da Rae Earl.
(Che devo assolutamente trovare e tradurre e leggere)
Ambientate a partire dal 1996, le vicende si svolgono a Stamford nel Lincolnshire. Protagonista è Rachel Earl detta Rae, una ragazzina obesa di 16 anni - con manie autolesioniste - che ha da poco lasciato l'ospedale psichiatrico in cui era ricoverata da quattro mesi in seguito ad un tentativo di suicidio. Ritornata a casa, Rae dovrà riallacciare i rapporti con la sua amica d'infanzia Chloe, ignara di tutti i problemi di Rae, e cercare di socializzare con il gruppo di amici di Chloe.
Questo è quello che ci spiega Wikipedia, ma come sempre io sono qui non per raccontarvi tutto quello che succede nel telefilm e farvi degli spoiler della madonna, ma per farvi capire quanto sia stata bella la visione di queste poche ma forti puntate - soprattutto di quanto bello sia l'accento fortemente British degli attori.
Come avrete capito dai quei pochi righi freddi, la vita di Rae non è facile, non solo perché è classificata come ''obesa'' ma perché tutto nella sua mente ruota vorticosamente, facendola arrivare sull'orlo di un baratro enorme da cui costantemente cade - sia per volere suo, che per colpa degli altri. In questo caso, come è ben spiegato nella puntata conclusiva, non si parla di problemi insormontabili come nella prima stagione, ma dei problemi di semplici adolescenti, di semplici umani, che però nella testa di Rae vengono ingigantiti e resi impossibili da risolvere se non con il procurarsi dolore da sola.
Tutto gravita attorno al suo costante non sentirsi adeguata per nessuno e in nessun posto, ma come nella migliore delle favole - e spero come accada anche a qualche fortunato nella vita reale - ci sono gli amici a supportarla, oltre che al suo (adoratissimo) psichiatra Kester.
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Vi presento Chloe, la migliore amica di Rae - quella che tutte vorremmo avere. |
Ecco, la figura di Kester è qualcosa di magnifico, ogni parola che dice fa riflettere sia Rae sia te che stai guardando quella maledetta puntata, perché per quanto sia in un show riesce a dire le cose giuste al momento giusto e nel modo giusto. E tu rimani lì, con gli occhioni lucidi a pensare che forse forse quel coraggio che serve a Rae per andare avanti e vivere serenamente, serve anche un po' a te.
Kester è famoso e adorato per aver fatto a Rae discorsi illuminanti e meravigliosi:
Rae: I nearly did something stupid.
Kester: How stupid are we talking?
Rae: The stupidest.
Kester: What made you want to do something like that?
Rae: I just can't see a way out. I can't see any way out.
Kester: Of what?
Rae: Being me.
You are good enough and you can do it, but you have to take your chance. You owe yourself that.
E sfido chiunque a non sentirsi bene dopo queste frasi, ma vi avverto c'è molto più di questo, è solo la punta dell'Iceberg.
Quello che ho capito, una volta chiusa la pagina dello streaming e aver scritto ''finito'' accanto al titolo nella lista dei telefilm, è che Rae siamo noi, sono io, è tutte quelle persone che almeno una volta nella vita sono state spaventate da qualcosa, si sono tirate indietro, hanno commesso errori e hanno cercato di ripararvi. Rae incarna l'adolescenza, la paura di un futuro in cui si rimane soli, delle responsabilità da prendere; è l'odio verso sé stessi di chi non si accetta e non si ama, ma trova sempre un costante e negativo paragone con gli altri. E' avere la testa continuamente piena di pensieri, elaborarli troppo, fino a scoppiare e a non vedere più in modo lucido.
Come ho già detto, importantissimi per la sua crescita sono gli amici, le stanno vicino da sempre, hanno ormai imparato a conoscerla e a volerle bene, superando qualsiasi dolore assieme. E uno dei motivi per cui Rae impazzisce, è il fatto di doverli abbandonare, a causa dell'università, ma sa che la vita continua, che tutto cambia e quello che importa sono tutte le emozioni vissute assieme.
L'ultima puntata segna un passo avanti decisivo per la crescita della protagonista, perché alla fine è un passo che tutti abbiamo già compiuto o dobbiamo ancora farlo, è d'obbligo nella vita: imparare a prendersi cura di se stessi, salvandosi tutti i giorni, senza aspettare che qualcun altro lo faccia al posto nostro. Alla fine, quando le cose si metteranno male, nessuno verrà a salvarci perché nessuno ne ha il diritto, siamo soli a doverci alzare da terra e riprendere a camminare. E dobbiamo continuare a farlo, sia per noi che per le persone che ci vogliono bene.
Come qualsiasi cosa che leggo e che vedo, My Mad Fat Diary mi ha insegnato tanto e lasciato altrettanto, quindi grazie Rae per avermi tenuto compagnia in questi due anni e avrei dato enormi consapevolezze su me stessa.
Ora torno a piangere perché non ci saranno più puntate,
voi intanto andate a vederlo se non lo avete già fatto.
E come sempre, tutto questo è frutto di pensieri personali, non è una recensione, è un semplice commento che non tiene conto di altri miliardi di aspetti.
Un grazie anche a voi, per essere arrivati fino a qui.
Over and Out,
Ipswich ~
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